VAL DI FIEMME. ALLA SCOPERTA DELLA VALLE INCANTATA

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paesaggio Montagne Trentino
Val di Fiemme – Dolomiti

Descrivere la Val di Fiemme è un’impresa ardua. Il suo territorio è così ricco e variegato che è difficile scegliere da dove cominciare.
Dai suoi meravigliosi boschi di abeti e larici o dai suoi laghi ad alta quota? Dalle sue ampie vallate o dalle cascate nascoste nelle foreste? Dai tanti paesini caratteristici o dalle zone archeologiche?
Nell’imbarazzo della scelta ho deciso di usare le parole di un libro ambientato proprio in questa zona. Per la precisione nel Comune di Cavalese. La donna che dipingeva il vento di Giulia Dal Mas.

‘le chiome degli abeti si muovevano come danzando al ritmo di una melodia che soltanto loro potevano udire. Il cielo, chiaro, era appena visibile fra i rami e le nuvole avevano preso a rincorrersi, vestendo ogni scampolo di blu di un velo grigio malinconico e morbido’
‘Il sole si infilava fra i rami degli alberi, le foglie dei larici rilucevano, come vestite di centinaia di pagliuzze dorate, e le chiome fitte e docili degli abeti rossi si stagliavano al loro fianco a creare una sinfonia di colori caldi e ben amalgamati’

Una cosa è certa. In Val di Fiemme la natura è la protagonista assoluta. I suoi colori sono unici e i paesaggi suggestivi sono uno spettacolo indimenticabile.

DOVE SI TROVA

Situata sul confine tra il Trentino e l’Alto Adige, la Val di Fiemme è una delle principali valli delle Dolomiti e si trova in mezzo a due parchi naturali. Il parco di Paneveggio Pale di San Martino e quello del Monte Corno.
La valle è adagiata tra le cime della Catena del Lagorai e del Gruppo del Latemar e lambita dai fiumi Rio di Cadino e Rio San Pellegrino.
Questa sua particolare conformazione l’ha resa un ambiente ideale per la crescita di tante piante autoctone e, in particolare, gli abeti rossi.
Basti pensare che le foreste e i boschi sono caratterizzati da alberi alti fino a 50 m. e con circonferenze del tronco che arrivano a 6 m. Dei veri e propri giganti di legno che vegliano su questo magnifico territorio.

La Magnifica Comunità di Fiemme

Costruzione circolare in pietra
Il banco della reson

L’importanza di questi alberi era già conosciuta nell’antichità tant’è che nel 1100 d.c. venne istituita la  “Magnifica Comunità di Fiemme”, il cui scopo principale era proprio la conservazione e la protezione di questo immenso e pregiato patrimonio naturale.
Sciolta nel XIX^ secolo, con il tempo è divenuta un’ente economico che si occupa della gestione di un territorio di circa 20 mila ettari.
Ne possiamo vedere le testimianze a Cavalese presso il Palazzo della Magnifica Comunità di Fiemme, dove è custodito l’archivio storico, e nel Parco della Pieve dell’Assunta dove si riunivano i partecipanti della Magnifica Comunità attorno al Banc de la rason. Un manufatto circolare strutturato in tre anelli concentrici di porfido sui quali si sedevano i membri del consiglio. Al centro è ancora visibile un elemento circolare più alto e concavo che serviva per raccogliere le biglie durante le votazioni.
Ma questo antico monumento ci racconta anche di un periodo buio della storia della Val di Fiemme. Quello della caccia alle streghe e, in particolare, dei sanguinosi processi che si svolsero nel 1505 e determinarono la condanna al rogo di numerose persone.
Questo particolare evento vive tuttora nel folklore locale, infatti il 6 gennaio di ogni anno intorno a questo monumento si celebra la rievocazione storica di quei processi. La celebrazione è caratterizzata dall’uso di costumi tipici del tempo e dei dialoghi precisi nel linguaggio in uso all’epoca dei fatti.

COSA FARE IN VAL DI FIEMME

Che siate a piedi o in bici, da soli o in compagnia, questa valle offre tante opportunità per immergersi nella natura incontaminata, per fare piacevoli escursioni e scoprire la ricchezza del suo territorio.
Vediamone alcune delle tante…

La Foresta dei Violini

Parco di Paneveggio
Di Jessica Peruzzo – Opera propria, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=69834048

Abbiamo prima accennato agli abeti rossi caratteristici di questa zona. Ma quello che non tutti sanno è che hanno una particolarità che li rende famosi in tutto il mondo.
Infatti sono degli abeti di risonanza e questa qualità è dovuta all’elasticità del loro legno e ai suoi canali linfatici che permettono agli strumenti di produrre meglio il suono. Per questo motivo gli alberi vengono tagliati esclusivamente in autunno durante i periodi di luna calante in modo che nei canali del legno ci sia meno linfa possibile.
A Paneveggio (TN) c’è quella che è stata battezzata come la “Foresta dei Violini”. E’ proprio qui infatti che i mastri liutai di Cremona vengono a scegliere il pregiato legno per costruire le casse armoniche dei violini più pregiati al mondo: gli Stradivari.
Si narra che lo stesso Stradivari si aggirasse in questa foresta alla ricerca del legno perfetto per i suoi strumenti.
Ma non tutti gli abeti rossi hanno questa caratteristica. In realtà ce ne sono circa 3 ogni 1000 ed hanno un’eta di almento 140 anni.
E’ qui che entra in gioco la maestria dei liutai che devono cercarli e riconoscerli tra gli altri.
Questo legname pregiato viene usato anche per la costruzione di tutti gli strumenti a corda come i pianoforti e le arpe.
Ma la meraviglia di questa foresta non finisce qui! Infatti c’è una leggenda che la riguarda e che narra di una curiosa creatura che vive in questi boschi. Il Mazaròl, un folletto rosso e biricchino che fa brutti scherzi a chi si azzarda a seguire le sue orme, come ad esempio far perdere la memoria!

Il Bosco che suona

Bosco di abeti
Bosco di Abeti

Vicino a Predazzo (TN) c’è un altro luogo legato alla musica, ma qui nessun albero viene tagliato per usarne il legno.
E’ il bosco stesso un gigantesco strumento musicale e le sue corde sono gli abeti rossi.
Il Bosco che Suona è la meta di tantissimi musicisti di fama internazionale che vengono qui per scegliere un albero personale come dono simbolico in omaggio alla loro musica. Il rituale si conclude con l’esecuzione di un brano che ogni artista dedica al suo albero.

Per chi volesse immergersi in questa magia, trova disseminate nel bosco delle postazioni numerate in cui poter ascoltare i brani registrati.

C’é anche un’applicazione apposita che si chiama proprio “Il Bosco che Suona” con una playlist contenente ogni brano eseguito e dedicato dai tanti artisti ai loro alberi.

Il Lago di Cece

Veduta del lago di Cece
Lago di Cece – Maurizio Ceol – Attribuzione 3.0 Unported

Incastonato nella Catena del Lagorai si trova un piccolo lago nascosto in una valle verdissima contornata dalle fronde di imponenti abeti. Le sue acque limpide rispecchiano le cime adiacenti e creano un ambiente molto suggestivo.
Il Lago di Cece si raggiunge da Predazzo (TN) attraverso un percorso molto affascinante.
E’ lungo  4,8 km con un dislivello di circa 300 m. e richiede una percorrenza di un’ora e mezza a piedi.
Se invece andate in bici, potete percorrere la strada forestale dal Rio Valmaggiore. Un percorso di 4,8 km con tracciato finale battuto.
E’ completamente accessibile ai passeggini e ai disabili con un apposito percorso su fondo compatto.
Il tracciato si snoda inizialmente all’interno di fantastici boschi multicolore prima di arrivare ad una radura dove si possono ammirare i ruderi di Malga Campigolo Grande e scorgere in lontanza le Pale di San Martino.
Dopo un ulteriore tratto nel bosco si arriva a 1879 m davanti ad un ponticello di legno che una volta attraversato vi conduce a destinazione.
A questo punto, come per magia, davanti ai vostri occhi si aprirà uno spettacolo meraviglioso. Il Lago di Cece e la Catena del Lagorai.
Per chi vuole ristorarsi, c’è una piccola baita di legno recentemente ristrutturata che funge anche da bivacco. All’interno troverete una cucina sempre aperta e all’esterno dei comodi tavoli con panche per fare piacevoli pic nic.
Dopo una bella sosta rigenerante, si può tornare indietro attraverso lo stesso percorso oppure proseguire per il sentiero che porta al Lago di Caserina.

Il Laghetto di Caserina

Piccolo lago di montagna
By Maurizio Ceol, CC BY 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=56768477

Posto ad un altitudine di 2087 m. questo laghetto è raggiungibile dal Lago di Cece attraverso un percorso un po’ impegnativo con 200 m di dislivello e circa 1 ora di percorrenza.
Nel primo tratto si attraversa il bosco camminando su una mulattiera un po’ sconnessa. Ma quasi subito si raggiunge il fianco erboso dal quale si apre uno splendido panorama sul Latemar e sulla Cima Cece. Qui si trova il Baito de Caserina.
Proseguendo per circa 1,5 km di percorso vi troverete davanti un piccolo specchio d’acqua turchese incastonato tra le rocce al centro di quello che pare un meraviglioso quadro dipinto mentre davanti a voi si apre un panorama mozzafiato a 360°.

Malga Valmaggiore

Veduta panoramica montagne e sentiero trentino
Val di Fiemme

Sempre da Predazzo (TN) parte il percorso che porta alla Valmaggiore. Il primo tratto è comune a quello che porta al Lago di Cece. Ma arrivati ad un certo punto c’è un bivio che li divide. Seguendo le indicazioni verso la Valmaggiore si costeggia un torrente percorrendo una stradina quasi pianeggiante.
Ad un certo punto il bosco si apre su prati verdissimi contornati dalle meravigliose cime del Lagorai.
In fondo ai pascoli erbosi, dopo aver superato un ponte, tra mucche sdraiate al sole, cavalli neri, lama e pony, si trova la Malga Valmaggiore a circa 1600 m di altitudine.
Questo pianoro, circondato da prati lussureggianti e boschi di immensi abeti rossi, è stato sempre usato per gli alpeggi.
Da qui è possibile proseguire per percorsi più impegnativi per gli escursionisti esperti che vogliono avventurarsi sulle cime del Lagorai.

Le Cascate dell’Avisio e il Sentiero della Cascata di Cavalese

Cascata di montagna
Cascate

Chi ama le escursioni a piedi tranquille, adatte a tutti e che non necessitano di particolari attrezzature, può cogliere l’occasione di percorrere il sentiero della Cascata di Cavalese.
Il percorso ad anello parte da Masi di Cavalese, un piccolo borgo a 875 m. della Val di Fiemme molto particolare. Viene infatti chiamato il “paese dell’arcobaleno” perché dopo ogni pioggia proprio da qui ha inizio questo fenomeno spettacolare.
Ma anche le sue costruzioni sono fuori dal comune. Ovunque troverete decorazioni, meridiane, gnomi e tanti orti lussureggianti.
Tra boschi di abeti, pascoli, valli e meravigliosi scorci dell’arco alpino, il percorso costeggia il corso del Rio Moena che prima di confluire nel torrente Avisio fa un salto di 20 m e forma un piccolo laghetto.
Le cascate sono facilmente raggiungibili anche in bici o in macchina
Dalla cascata parte un sentiero ben segnalato di circa 5 km che permette di arrivare ad un punto panoramico dal quale ammirare la cascata in tutto il suo splendore. Si tratta di una passerella costruita nel 2019 che permette di avvicinarsi al getto d’acqua e ammirare contemporaneamente il panorama che la circonda.

El Pezo del Gazolin

Radici di tronco con muschio
Abete

Nascosto tra i boschi lungo il sentiero della Cascata di Cavalese c’è un abete rosso molto particolare. El Pezo del Gazolin è un albero monumentale che risale al 1798: ha una circonferenza di quasi 6 m. e raggiunge un’altezza di oltre 30 m.
E non ha nessuna intenzione di smettere di crescere! Si stima infatti che ogni anno cresca di 30 cm in altezza e 1 cm di diametro.
Il particolare intrico dei suoi rami che partono dal fusto per espandersi all’esterno da l’impressione di trovarsi di fronte ad una scala di legno che sale verso la sommità.
Accanto a questo albero meraviglioso c’è un blocco di porfido che è stato trasportato lì grazie allo scioglimento dei ghiacciai in seguito all’ultima glaciazione.

Doss Zelor a Castello Molina di Fiemme

Panorama di una chiesa in montagna
Di btristan – Chiesa di Castello di Fiemme 2012, CC BY-SA 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=25574042

A poca distanza da Cavalese si trova Castello di Fiemme, un piccolo villaggio dalle origini molto antiche.
Una delle passeggiate più spettacolari da fare nella zona è quella che conduce al Doss Zelor, una zona archeologica che si estende per 10 ettari e che svela l’esistenza di un antico villaggio di 2000 anni fa.
Il percorso è breve: soltanto 2 km tra strade rurali e sentieri. Ma, al contempo, è molto suggestivo.
Si cammina tra i ruderi e i frammenti dissepolti di un’antica civiltà, molti dei quali giacciono ancora sotto la superficie.
Si tratta di costruzioni semplici e poste senza uno schema ben preciso, realizzate con materiale povero come pietre, legno e terra, simili ai vecchi masi alpini che possono vedersi ancora oggi sui declivi limitrofi.
Un corso d’acqua alpino attraversava il caseggiato, fatto da una decina di costruzioni, e andava ad irrigare i campi e gli orti in cui venivano coltivati molti tipi di cereali, legumi, rape e cavoli.
Nei dintorni si estendevano ampi frutteti e i pascoli erbosi in cui venivano allevati gli animali.
Da quanto risulta dagli studi, il complesso è stato abitato da 16 generazioni per poi essere abbandonato in seguito a una grave crisi che ha reso i campi sterili e obbligato i suoi abitanti al trasferimento in cerca di terreni fertili da coltivare per la propria sussistenza.
Dal 1975 fa parte del patrimonio storico della Val di Fiemme ed è curato e conservato da molte associazioni di volontariato e dalla Magnifica Comunità di Fiemme.

COME RAGGIUNGERE LA VAL DI FIEMME

Qui sotto trovi la mappa di tutti i luoghi descritti nell’articolo e le indicazioni esatte per raggiungerli.

Buon viaggio!

 

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