ALLA SCOPERTA DI UN ANGOLO INCANTEVOLE

C’è un angolo nell’alto Lazio dove il tempo si ferma e la vita caotica a cui siamo abituati rallenta: Torre Alfina in provincia di Viterbo.
Proprio qui si possono riscoprire i ritmi della natura. Lenti, adeguati, mirati. Mai sprecati. Mai troppo veloci. Sempre giusti.
La Tuscia, al confine con Umbria e Toscana, è sostanzialmente una terra di calore, di colori e di profumi.
I colori cangianti della vegetazione che in tutte le stagioni inondano il paesaggio rendendolo una sorta di zona incantata.
Il calore dell’accoglienza, di un camino sempre accesso e dei ciocchi di legno che scrocchiano soccombendo alle fiamme ardenti.
I profumi del bosco e della natura. Una magia palpabile. Uno spettacolo da non perdere!
TORRE ALFINA

In questo angolo di natura lussureggiante si trova Torre Alfina, Frazione di Acquapendente (VT). Un minuscolo borgo all’ombra del castello che nasce nel medioevo attorno ad una torre di avvistamento già esistente.
Oggi è annoverato tra i borghi più belli d’Italia.
Il castello si erge maestoso tra le piccole case che lo circondano. La sua mole che sovrasta i tetti è visibile da molto lontano.
Man mano che ci si avvicina sembra diventare sempre più imponente. Lo stesso effetto che sicuramente ha fatto a chi, nel corso dei secoli, ha tentato di violarne i confini.
Le sue robuste mura fortificate e il posizionamento strategico delle torri, lo hanno infatti reso una fortezza in grado di resistere ai numerosi tentativi di assedio.
Dal 1550 è stato trasformato in una residenza privata al cui interno custodisce meravigliose sale affrescate e camini monumentali oltre ai lussureggianti giardini all’italiana e ai cortili rinascimentali.
Nel 1880 divenne di proprietà di Edoardo Cahen D’Anvers, ricco banchiere belga che durante uno dei suoi viaggi in Italia, arrivato a Torre Alfina se ne innamorò a tal punto che decise di comprare il castello e la tenuta limitrofa per trasferirsi lì definitivamente e si autoproclamò Marchese di Torre Alfina.
Il castello conserva tuttora l’aspetto che deriva dall’imponente ristrutturazione finanziata dal banchiere all’epoca della sua acquisizione.
Il fantasma del castello di Torre Alfina
Come succede nelle migliori storie di manieri incantati, anche il Castello di Torre Alfina ospita fenomeni paranormali.
Si dice che al suo interno aleggi lo spirito della Dama Senza Pace. La leggenda di questa misteriosa figura femminile sembra risalire al periodo della ristrutturazione.
Si dice che il personale di servizio nel castello sentisse rumori spaventosi, oggetti che si spostavano da soli, i campanelli della servitù che suonavano senza che nessuno li toccasse e l’ombra di una figura femminile intenta a scendere le scale.
In tempi più recenti, sono state notate delle impronte che si snodano lungo un percorso nei giardini, al cui interno non c’è l’erba, ma soltanto il terreno.
IL BOSCO DEL SASSETO
Bosco del Sasseto – © Copyright 2015 Paroleingiro
Annesso al castello c’è un luogo di grande fascino che custodisce un patrimonio naturale millenario. Il Bosco del Sasseto.
Il giardino segreto
Lo stesso Edoardo Cahen se ne innamorò a tal punto da decidere di trasformarlo in un enorme giardino personale in cui fece tracciare tortuosi sentieri e sinuosi muretti a secco che si snodano in tutta l’area quasi fossero i tracciati di un intricato labirinto. A volte risultano addirittura invisibili tanto sono armonizzati con l’ambiente circostante.
Amava passare le sue giornate passeggiando nel bosco, lontano da tutti, per immergersi nel suo silenzio ovattato, interrotto soltanto dal canto degli uccelli e dallo squittio degli scoiattoli.
Bosco del Sasseto – © Copyright 2018 Paroleingiro
Quello che lui non sapeva allora è che l’area boschiva che scendeva lungo i ripidi declivi del castello è così speciale da rappresentare, oggi, uno degli esempi di bosco relittuale mesofilo meglio conservati.
Eh si, perché questo bosco ha un origine talmente antica che addirittura è sorto su di un substrato geologico di lava e pietre provenienti dall’antico vulcano Volsino oltre 300.000 anni fa e le sue specie vegetali sono giunte qui durante le glaciazioni e sono sopravvissute grazie alle condizioni fresche e umide caratteristiche della zona.
Gli alberi monumentali

Tra le oltre 30 specie di alberi presenti, ve ne sono alcuni secolari che addirittura superano i 25 metri di altezza e 1 metro di diametro del tronco, tanto che sono considerati singoli alberi monumenti
Passegiare tra questi giganti buoni è come perdersi tra le colonne di un’antica cattedrale naturale il cui tetto è costituito dall’intrecciarsi dei rami e delle foglie. A rendere tutto ancora più speciale è il silenzio che vi regna come fosse un sacerdote che preserva questo luogo incontaminato dai frastuoni del mondo esterno.
E’ facile perdersi nella maestosità di questa natura millenaria e ritrovarsi con gli occhi pieni di meraviglia mentre si procede lentamente alla scoperta di tutti i tesori che custodisce.
Un luogo perfetto per immergersi in quello che oggi comunemente viene defiinito forest bathing. Un vero e proprio bagno immersivo nella natura che permette al corpo e alla mente di rigenerarsi grazie ai colori, ai suoni, alle forme e alla meraviglia che questo ambiente suscita ai suoi visitatori.
Bosco del Sasseto – © Copyright 2015 Paroleingiro
A rendere tutto ancora più magico c’è il sottobosco ricco di muschi, licheni, felci e funghi che spontaneamente ricoprono alberi e rocce, trasformando ogni elemento in un’opera d’arte naturalistica.
La regola principale della manutenzione del bosco è non intervenire sui cambiamenti spontanei del bosco, tranne che in caso di eventi eccezionali che ne potrebbero compromettere la conservazione. Anche un albero caduto viene lasciato nel posto in cui si è adagiato poichè la vita che pulsa nel bosco, in maniera del tutto naturale, saprà come ristabilire l’ordine di questo piccolo microcosmo. Né un fiore o un fungo o una foglia possono essere spostati dalla posizione che hanno scelto per non turbare l’equilibrio innato che soltanto la natura sa creare.

Il Conte Cahen, divenuto nel frattempo Marchese di Torre Alfina, fece realizzare in una piccola radura al limitare del bosco un piccolo mausoleo in stile neogotico che dal 1894 custodisce le sue spoglie mortali.
Conosciuto anche come “bosco incantato” o “bosco delle fate”, il Bosco del Sasseto dal 2006 è riconosciuto come monumento naturale ed è inserito nelle aree protette della Regione Lazio (ZPS).
Come visitare il Bosco del Sasseto
Il Bosco è visitabile tutto l’anno. Ma si può accedere soltanto attraverso visite guidate da personale altamente qualificato che, attraverso un percorso ben preciso, permettono di conoscere la storia e le caratteristiche specifiche delle tante specie arboree e floreali presenti all’interno e dei piccoli animali che popolano questo magnifico bosco.
Come raggiungere Torre Alfina
Qui sotto trovi la mappa di tutti i luoghi descritti nell’articolo e le indicazioni esatte per raggiungerli.
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